Android – primo trimestre 2018: una nuova app dannosa ogni 10 secondi!


G DATA teme che gli ultimi dati sul volume di malware riscontrato ai danni di Android siano il preludio di una crescente minaccia.

La sicurezza IT e Android potrebbero non escludersi più a vicenda nel 2018. Google ha già gettato le basi e vuole consegnare più velocemente gli aggiornamenti importanti agli utenti, in modo da colmare tempestivamente eventuali falle. Che sia necessario agire, a fronte del palesarsi dello spettro di una catastrofe in ambito mobile è ormai chiaro: dell’oltre 70% di utenti di dispositivi mobili che hanno preferito device Android in Italia (fonte Statcounter), solo una minima parte (6%) dispone della nuova release Oreo mentre oltre la metà degi consumatori si avvale di tablet o smartphone dotati di sistema operativo obsoleto. Gli esperti di sicurezza di G DATA vedono negli attuali volumi di malware indicatori di una minaccia più ampia. Nel solo primo trimestre, gli analisti hanno rilevato 846.916 nuovi malware per Android. Circa il 12 percento in più rispetto al primo trimestre del 2017.

Una media di 9.411 nuovi malware al giorno ai danni di Android, una nuova app dannosa ogni 10 secondi. Questi i risultati delle analisi del primo trimestre 2018. Anno per cui gli analisti G DATA prevedono circa 3,4 milioni di nuovi malware. Gli ultimi dati mostrano una crescente minaccia per gli utenti di dispositivi mobili. I criminali informatici sanno fin troppo bene che questi apparecchi tuttofare sono da tempo utilizzati per svolgere tutte le attività digitali, dallo shopping all’online-banking. Gli sviluppatori di Android fanno ogni sforzo per dotare tutti gli smartphone e i tablet di aggiornamenti in modo più efficace e tempestivo, essendo ormai chiaro che i dispositivi oggi all’avanguardia sono meno esposti agli attacchi poiché sono state chiuse numerose falle di sicurezza.

Google non certifica gli smartphone con Android obsoleto

Google non certifica più i dispositivi dotati di sistema operativo Android 7 (“Nougat”: in Italia in uso sul 36% dei dispositivi, ma uno su cinque monta ancora la versione 6 Marshmallow). La decisione non sorprende, poiché con “Project Treble” e altre misure la società sta già adottando strategie volte a convincere i produttori a dotare gli smartphone dell’ultima versione di Android in tempo utile.

Per i produttori, è molto importante che i loro dispositivi siano certificati. Questo è infatti l’unico modo per poter accedere ai Google Mobile Services, che includono tutti i servizi e le app firmate Google, incluso il Playstore. I requisiti richiesti ai produttori al fine di poter ottenere detta certificazione sono stabiliti nel cosiddetto “documento di definizione della compatibilità“.  Oggi smartphone e tablet devono essere forniti con Android 8. Ciò garantisce che “Project Treble” sia implementato su tutti i nuovi dispositivi. Ma i produttori hanno già trovato scappatoie? Questo è presumibile da un recente rapporto dei ricercatori dei Security Research Labs.

False informazioni sugli aggiornamenti di Android

Gli esperti di sicurezza criticano i produttori di smartphone perché a parer loro ingannano i clienti in merito agli aggiornamenti dei loro dispositivi e del sistema operativo Android installato. Risultano coinvolti oltre 1.000 smartphone, inclusi i dispositivi di noti produttori di fascia bassa e media. All’utente viene comunicato che il dispositivo ha ricevuto tutti gli aggiornamenti di sicurezza disponibili ed è aggiornato, quando, in realtà, non vi è traccia di alcun aggiornamento.

In diversi casi i produttori arrivano addirittura a modificare la data dell’ultimo aggiornamento senza offrire effettivamente nuovi contenuti. Gli utenti non se ne accorgono e ritengono che il loro dispositivo sia aggiornato e quindi sicuro.

L’assenza di aggiornamenti tuttavia non ha sempre luogo in malafede. Per alcuni produttori problemi di natura tecnica possono essere alla base di un processo di aggiornamento malfunzionante. Anche i processori integrati nei dispositivi sono critici: gli smartphone con chip Samsung, ad esempio, sono molto meno interessati da tale problematica rispetto ai dispositivi con processori di Mediatek. Il motivo: i produttori di smartphone si affidano ai fornitori di processori per le patch. Se i produttori di chip non consegnano, i fornitori dei dispositivi non possono pubblicare l’aggiornamento.

Il ruolo delle associazioni dei consumatori

In fase di acquisto, la questione degli aggiornamenti è foriera di confusione sia per gli utenti finali sia per i commercianti. Nel caso di smartphone di fascia bassa, a fronte di un prezzo ridotto gli acquirenti sono spesso pronti a scendere a compromessi con la qualità della fotocamera ad esempio. Tale informazione può essere facilmente reperita nella descrizione del prodotto. Ma non c’è modo di vedere quando, se o con quale frequenza il dispositivo sarà aggiornato. La maggior parte delle volte, c’è solo un riferimento alla versione del sistema operativo installato di fabbrica. Una carenza di informazioni che mette a rischio i consumatori.

A livello internazionale sono diverse le associazioni dei consumabori che anelano un cambiamento. L’anno scorso, ad esempio, l’associazione dei consumatori della Renania settentrionale – Vestfalia ha citato in giudizio un rivenditore di elettronica che offriva uno smartphone per 99 €. Già al momento della vendita, il dispositivo mostrava gravi vulnerabilità, era infatti equipaggiato con la versione 4.4 del sistema operativo Android obsoleto (“Kitkat”), introdotta per la prima volta sul mercato nel 2013.

Nonostante le notifiche dello stesso Ufficio Federale per la Sicurezza delle Informazioni (BSI) tedesco del 2016, il produttore del dispositivo non ha mai fornito alcun aggiornamento. Nonostante ci fossero gli estremi per denunciare Google quale sviluppatore di Android o il produttore del dispositivo mobile, l’associazione a preferito chiamare in giudizio il rivenditore, che, quale parte contrattuale immediata per i consumatori, ha il dovere di informare l’acquirente della presenza di falle di sicurezza non colmate (e incolmabili) nel nuovo dispositivo.

Continua a leggere

San Valentino 2018: cari e pericolosi auguri dal darknet


Tra spam, scam e dirottamento delle transazioni online, ecco i tipici trucchi dei cybercriminali per San Valentino.

Bologna – Per San Valentino saranno innumerevoli le rose, i profumi o altri regali scambiati tra gli innamorati e i messaggi di auguri amorevoli inviati tramite posta elettronica o messaggistica istantanea, un’abitudine di cui approfittano anche i cybercriminali, agguerriti più che mai nell’intento di alleggerire il portafoglio degli utenti o di trafugare dati sensibili. Per raggiungere il loro obiettivo utilizzano esche quali email su presunte occasioni regalo imperdibili e messaggi di auguri elettronici che spesso contengono link a siti manipolati o allegati pericolosi. G DATA spiega i trucchi dei truffatori e spiega come assicurarsi una sicura giornata degli innamorati.

„I cybercriminali utilizzano di proposito ricorrenze speciali e festività per mettere in atto i loro piani” spiega Tim Berghoff, Security Evangelist di G DATA. “Gli autori di queste truffe mirano ai dati personali, ai dati di accesso ai conti bancari o delle carte di credito. Fa parte del repertorio criminale anche il furto diretto tramite offerte poco serie”.

I tipici trucchi di San Valentino

La presunta “occasionissima” è spesso una trappola

Sono molte le coppie che si scambiano regali a San Valentino. Spesso tali regali vengono acquistati online. Gli account email vengono sommersi da messaggi di posta elettronica con offerte a prezzi ridicoli, spesso copiando il layout di mail legittime inviate da aziende note e affidabili. L’utente che acquista dando seguito a questo genere di messaggio ha un’altissima probabilità di ricevere un prodotto falso o di non riceverlo affatto, nonostante il pagamento sia stato effettuato con successo.

Auguri amorevoli dal risvolto sgradevole

In molti apprezzano gli auguri inviati tramite mail o messaggistica istantanea. Anche i cybercriminali, che li sfruttano per inviare presunti auguri con allegati malevoli. Non si tratta solo di cartoline elettroniche, ma anche di messaggi inviati ad utenti sprovveduti sui social network. Questi contengono spesso link abbreviati, indecifrabili, che rimandano ad un sito web malevolo, così da infettare computer o dispositivi mobile, idealmente in modalità “drive-by”.

Come proteggersi

Oltre ai consigli già condivisi in altre occasioni, tra cui tenere aggiornati i sistemi operativi per chiudere le falle di sicurezza, cancellare immediatamente le mail di spam e svuotare il cestino, analizzare dettagliatamente un eventuale shop online poco noto consultandone note legali come termini e condizioni, e prestare attenzione agli URL abbreviati, G DATA raccomanda quanto segue:

  • Pagamenti online: si, purchè sicuri: gli utenti dovrebbero impiegare l’autenticazione a due fattori sia per le piattaforme di pagamento online (per esempio PayPal), sia per le transazioni bancarie. Un’ulteriore livello di protezione è offerto dalla tecnologia G DATA BankGuard, disponibile nelle soluzioni di sicurezza G DATA per PC e smartphone
  • Attenzione ai messaggi di contatti Social sconosciuti: gli utenti dovrebbero prestare particolare attenzione quando ricevono messaggi di presunti auguri per San Valentino da contatti social che non conoscono. Come per le mail di spam, anche questi messaggi vanno eliminati immediatamente, senza cliccare su alcun link poiché potrebbe puntare a pagine web con codici malevoli.
  • Regalatevi sicurezza: Dotarsi di una suite di sicurezza valida e affidabile risulta essenziale affinchè gli acquisti di San Valentino siano – oltre che romantici e sentiti – anche sicuri. L’occasione perfetta in questo caso è offerta da GDATAStore di OA Service dal 9 al 16 febbraio.


Continua a leggere